Contributi

Il CNUCE, 1965, 40 ANNI FA

Gianfranco Capriz

CNUCE, un acronimo ostico, difficile da pronunciare. In italiano, propriamente, non esistono parole che cominciano con "cn".

Ne esistono, nelle scienze, derivate dal greco: Knefas (kappa enne epsilon fi (anche ph) esse) (per l' appunto oscurità), kneto (kappa enne eta teta (anche th) omega) (per l' appunto irritare).

Ostico il nome, ma programmatico: Centro nazionale universitario di calcolo elettronico.

La sfida statutaria, fin dal nome, doveva avere come palcoscenico tutta la nazione, anche se nasceva e si collocava in una specifica università, come tante altre iniziative di punta, del resto; la prevista attività di servizio si sarebbe rivolta alla platea universitaria nazionale.

E del resto la IBM, la società donatrice del 7090, non avrebbe preteso di meno, se non altro perché aveva intuito per prima il carattere universale e rivoluzionario del calcolo elettronico ed anche per confronto con gli altri due centri europei che avevano gioito di una analoga sua donazione.

Non solo il nome era ostico, ma prefigurava, quando abbinato allo statuto, un mostro giuridico, come ha osservato anni più tardi un attento giudice: il CNUCE non poteva esistere de iure.

La legge italiana non prevedeva l' esistenza di centri nazionali di ricerca, ne' considerava la possibilità (o, forse, implicitamente la escludeva), di un connubio ricerca/servizio.

Ma il rettore Faedo era amico del ministro Gui (e il ministro lo stimava) e lo convinse a firmare lo statuto ed a provverdere al sostentamento.

Il che ci insegna che, per perseguire attività di punta, è indispensabile innovare anche nelle regole; per carità, non inventiamone di aggiuntive, rilassiamo piuttosto quelle napoleoniche, rivoluzionarie 200 anni fa ma ora paralizzanti.

Sul valore relativo degli atteggiamenti di Marta e Maria (ricerca della verità verso l' offerta di un servizio anch' esso indispensabile) c'è ambiguità persino nel Vangelo.

Per implicazione se ne può solo dedurre almeno la difficoltà di coniugare i due atteggiamenti in una stessa persona.

Non sorprende quindi la goffaggine dei tentativi del CNR e dei sindacati di regolare carriere distinte per ricercatori e tecnologi, nè la contraddizione secolare nelle università tra ricerca più o meno disinteressata e servizio di insegnamento..

Ma, all' avvio del CNUCE, avemmo anche il problema che, per gli statali, non era previsto il lavoro notturno.

Nella fattispecie del CNUCE si accavallavano dunque molte difficoltà, oltre a quella di imparare a condurre una impresa di dimensione inusitata per l' università e comunque tecnicamente delicata: ad esempio, abbastanza nuova anche tra contemporanei gestori di grossi centri di calcolo era la necessità di soddisfare una utenza molto diversificata.

Si trattava di disciplinare l' accesso senza scoraggiarlo: un po' il problema di tutti i creatori di standard di connessione.

Ed anche, in quei tempi archeologici, di offrire, in uscita, un prodotto adeguato per linguisti, filologi, musicologi, e non solo matematici ed ingegneri che si potevano accontentare con tabulati e tabulati.

Ricordo le complesse filiere di stampa per Zampolli, il terminale audio costruito da Denoth per Grossi e così via.

Ricordo anche una proposta lungimirante di Caracciolo: in informatica bisognava aggiungere alla considerazione di grammatiche, sintassi e semantiche anche un capitolo di pragmatica.

E, del resto, l' amico Trumpy ha cominciato proprio dal controllo numerico di macchine utensili.

Comunque l' ingresso era a lotti (batch), con pacchi e pacchi di schede da non mescolare e, per i lavori più pesanti, con nastri magnetici da non pasticciare e la cultura della 'compatibilità' si è formata sul campo. Il primo avvicinamento al tipo di attività che ci ha chiamato assieme oggi, si ebbe con l' avvento del time-sharing, della partizione nel tempo (1970).

Ricordo una visita previa al MIT: curiosamente e' rimasto impresso nella mia mente un aspetto assolutamente marginale: le batterie di ordinari apparecchi telefonici utilizzati per qualche interno dispositivo di commutazione in quei primi esperimenti di partizione di tempo.

L' avvicendamento al CNUCE nel 1970, tra l' ormai vecchio 7090 ed il nuovo 360/158 è stato traumatico per una serie di motivi: curiosamente anche per la resistenza, al radicale cambiamento di approccio, da parte degli utenti preoccupati per la possibile obsolescenza dei loro programmi faticosamente realizzati.

E poi il time-sharing IBM era ancora in corso di avvio. Infine, ma forse dovrei dire ab initio, il decisivo impatto con la società telefonica (e non era più solo questione di linee e di modem ma anche, ad esempio, di velocità ed affidabilità).

Come vorrei aver filmato il primo incontro (ma la parola più adatta forse sarebbe scontro) a Parigi (presso la sede dell' OCSE, se ricordo bene)tra costruttori ed utenti di calcolatori, da un lato, (in maniche di camicia: ciao Johnny, ciao Charlie) e rappresentanti delle società telefoniche dall' altro (in doppio petto scuro e cravatta: enchanté, ich habe die Ehre).

Gli uni ansiosi di facilitare connessioni e contatti, gli altri difensori ciascuno dei propri standard, presunte linee Maginot e Sigfrido contro gli invasori.

Bene o male gli invasori si sono ingentiliti, hanno riconosciuto la necessità degli standard, anzi hanno contribuito essenzialmente a proporne di nuovi, possibilmente universali e, contraddittoriamente, versatili.

I difensori dello status quo hanno abbassato la guardia, si sono resi conto della considerevole nuova utenza che si affacciava sul mercato e che non conveniva strozzare nella culla: qualcuno ha perfino cominciato a togliersi la cravatta.

Anche il CNUCE, dopo un evo di pazienza durante il quale poteva capitare che, in mezzo ad una connessione originariamente digitale, interloquisse una telefonista per chiedere il numero dell' utente desiderato, dicevo, dopo quell' evo, si son formate buone amicizie tra informatici e telefonici.

Dopo un primo strusciar di piedi gli utenti hanno preso fuoco ed il tempo condiviso non era mai sufficiente.

Faedo e Torrigiani erano contenti costanti scrutatori del panorama, attenti alle avanzate delle armate informatiche entro i confini propri di quella scienza/tecnologia ma anche ampiamente fuori, spinte come erano, quelle armate, dalle, ma anche loro stesse, stringenti applicazioni.

A aiutarli, sorreggerli era sempre pronto il Centro Scientifico IBM, creato a Pisa in contemporanea al CNUCE.

Reti e spazio stavano allora sulla frontiera: Lenzini fu spedito fin dal '73 al Centro Scientifico di Cambridge per seguire e collaborare ai primi sviluppi delle reti di calcolatori.

Più tardi, dal '75 mi pare, Trumpy era alla NASA a imparare i segreti della propagazione accurata di orbite di satelliti, del loro controllo in lancio e rientro ed anche a carpire interi pacchetti di programmi essenziali.

Ci fu anche, nel 1979, un avvicendamento alla direzione del CNUCE ed è toccato a me spingere per una continua attenzione verso le reti.

Ricordo, in particolare, una mia visita nell' inverno '80/'81, a Bob Kahn nel suo ufficio di Arlington, la sua cordialità, disponibilità, incoraggiamento.

Avendo egli proposto, fin dal '73 mi pare, lo standard TCP/IP, ne aveva poi curato, anche da manager, la realizzazione ed utilizzo in ARPANET.

Noi volevamo collegarci a quella rete e c' era la possibilità di ottenere allo scopo l' uso gratuito del cavo militare Norvegia-USA (posto in opera a servizio del complesso di stazioni sismografiche di controllo delle esplosioni nucleari in Siberia), un uso di cui godevano gia' scienziati britannici, danesi e naturalmente norvegesi.

Purtroppo il finanziamento per la necessaria connessione, a nostre spese, della tratta Italia-Norvegia non fu allora approvato dal CNR ed il legame CNUCE-ARPANET dovrà attendere.

Ma di quegli eventi posteriori e in particolare del progetto STELLA e della collaborazione con Bob Kahan dirà Lenzini tra poco.

Come anche della sua attenzione per gli standard che avrebbe permesso reti eterogenee (anche contro la predominanza, il virtuale monopolio, dello standard SNA dell' IBM), standard OSI che venivano faticosamente elaborati in seno all' ISO.

Lui dirà meglio di me di quella scommessa e dell' importante ruolo che il CNR ha avuto offrendo un ambito eterogeneo 'in vivo' per le prove di interconnessione tra tutti i maggiori costruttori di calcolatori: Lenzini promotore ed arbitro nei dissidi seguenti a qualche crash per la attribuzione delle responsabilità. Io ho osservato, ammirato, quella attività dal seggio di presidente della TECSIEL, una società per la quale i contratti per la realizzazione dello strato ETAM FTAM hanno fornito per alcuni anni la maggior fetta del fatturato.

Nel contesto le iniziative del CNUCE venivano controllate, incoraggiate e moderate dalla C.G.I. Commissione Generale per l'Informatica del CNR istituita dal 1978.

Sotto la presidenza di Biorci, con il costante e determinante ausilio tecnico del CNUCE, quella commissione ha provveduto a trasferire competenza e responsabilità per i servizi di calcolo ad altre realtà nazionali ed a stabilire i collegamenti di RPC/net.

E mentre, purtroppo a me sembra, si e' voluto sacrificare l' ambizione del CNUCE di rimanere il polo massimo per elaborazioni massicce, non si è potuto sopprimere il ruolo di quell' istituto nelle azioni successive di progetto, realizzazione e gestione delle reti.

Il CNUCE
Capriz
cctld.it
Fonti